Scheda articolo : 335423
Olio su tavola con figura grottesca di buffone - Attr. a Nicolò Frangipane.
Autore : Nicolò Frangipane
Epoca: Cinquecento
Misure H x L x P  

Olio su tavola della seconda metà del XVI secolo raffigurante un ambigua ed originale rappresentazione di buffone o altro personaggio grottesco. 

Attribuibile a Niccolò Frangipane (notizie dal 1563 al 1597) o alla sua stretta cerchia.

Misure della tavola 36cm x 42cm.

Misure della cornice a cassetta del XVI secolo su cui monta: 61 cm x 68 cm.

Alleghiamo alla vendita certificato storico d'autenticità.

Dal punto di vista tipologico e stilistico, è possibile assegnare questo bel dipinto su tavola a Nicolò Frangipane, pittore del quale si ignorano il luogo e la data di nascita, ma che risulta attivo e residente a Venezia dal 1563, anno a cui risale un contratto per l’esecuzione di una pala d’altare per la chiesa di Sant’Eufemia a Mazzorbo. Nel 1564 Niccolò figura nella Fraglia dei pittori della città lagunare, mentre la sua ultima opera certa, l’Autunno oggi al Museo Civico di Udine, è datata 1597.

Pochissimi sono i documenti d’archivio che riguardano N. F., anche se del pittore si conoscono numerosi quadri firmati e datati. Il de Renaldis ipotizza che esista un Frangipane “friulano”, allievo di Tiziano, alcuni quadri del quale si trovavano alla fine del Settecento in Friuli, diverso «dall’altro Pittor di professione dell’istesso nome e cognome, che fiorì in Venezia, di cui non è nota con certezza la Patria; ed il quale fra l’altre cose lavorò certe pitture bizzarre e burlesche di sua particolar invenzione».  È ormai, però, accertato che in realtà il pittore N. F. non era friulano: in un contratto del 1563 in cui si impegna ad eseguire una pala per l’altare della chiesa del convento di S. Eufemia a Mazorbo, viene infatti detto figlio di Matteo abitante in Venezia nella parrocchia di S. Canzian («maistro Nicolò Frangipane quondam Matheo depentor qual sta in Birri in contrà de san Canzian»), il che porta ad escludere una sua identificazione con un ipotetico F. “friulano”. C’è da dire che essendo la sua biografia lacunosa è possibile che abbia potuto risiedere un periodo in Friuli o averci passato i suoi ultimi anni di vita dopo le ultime testimonianze bergamasche del 1597.
 Non si sa quando morì. B. W. Meijer, ricostruendo la personalità artistica del F. ed assegnandogli un nutrito corpo di dipinti, pensa ad un suo alunnato presso Tiziano. In realtà risulta difficile stabilire chi sia stato maestro del nostro pittore, che risente della pittura di Giorgione come di quella del Tiziano o del Campagnola, e che, con la sua pittura di sapore arcaico, risulta un interessante anello di congiunzione tra il giorgionismo del primo Cinquecento ed il revival seicentesco che vede in Pietro Vecchia il maggior esponente. 
Definito da Marco Boschini, che nel Seicento fu il suo primo biografo, «pittore curioso» che dipinse «cose facete e ridicole». Egli affermava infatti che la fama raggiunta dal pittore era dovuta soprattutto a tali rappresentazioni, in cui la definizione fortemente realistica (a tratti quasi caricaturale) dei personaggi si accompagna ad un’iconografia comica e spesso in certo qual modo scabrosa.
Il F. può essere considerato un tardo giorgionesco, ma con suggestioni nordiche, bizzarro e violento nel modellato delle figure, talora sguaiate nelle forme e nelle positure, e nella stesura di contrastanti colori. Il museo civico di Udine possiede due suoi dipinti raffiguranti Cristo portacroce (1572, firmato) e l’Allegoria dell’autunno (1597, firmato). Altri dipinti si conservano nel Monte di pietà (La Sacra Famiglia con S. Giovanni Battista, già collezione Brass, Venezia, 1597, firmato), nella collezione Biasutti (Maddalena penitente, firmata; San Francesco, attr.) e nella collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone (La Sacra Famiglia, 1589, firmato).
La sua produzione, è chiaramente riconducibile a tre distinte categorie: i soggetti religiosi, caratterizzati da modi secchi e arcaizzanti, come la Deposizione dei Frari del 1593; le rappresentazioni profane di evidente derivazione giorgionesca, quali il Giovane con cappello e flauto di Charlecote Park presso Statford on Avon, e un terzo gruppo di opere “comiche e bizzarre”, ritenute la sua specialità. 
Appartiene a questo gruppo il Baccanale della Fondazione Querini Stampalia di Venezia, forse identificabile con il “Baccanale concerto di buffoni… del Frangipani” che compare in un inventario di quadri di Francesco Querini a San Marziale, compilato nel 1708 (M. Dazzi, E. Merkel, Catalogo della Pinacoteca della Fondazione Scientifica Querini Stampalia, Venezia 1979, p. 47, n. 27), una redazione del soggetto limitata alla presenza di sole tre figure: Bacco, un buffone e una giovane donna. Una composizione più articolata e complessa del medesimo tema, in cui peraltro compaiono le stesse tre figure sia pure in posizione diversa (e con una diversa acconciatura della donna), è invece quella documentata da un’incisione inglese ottocentesca “a semplici contorni” conservata alla Witt Library di Londra; intitolata A Bacchanalian Subject, la stampa reca sul retro un’iscrizione a matita, che la dice derivata da un dipinto esistente all’epoca in collezione Castelbarco a Milano (B.W. Meijer, Nicolò Frangipane a Rimini, in “Arte Veneta”, XXIV, 1970, pp. 214, 217, nota 3).


Notevolissime sono le affinità compositive tra il soggetto della bella tavola che qui presentiamo e il personaggio alla destra di bacco nei baccanali che abbiamo appena citato: del tutto analoga è la figura ghignante e satirica, che nel nostro caso è  vestito da una giacca dal turchese squillante e largo colletto bianco, con la testa poi coperta da un curioso manto e cinta nella parte alta da un cordoncino, attributi che spesso ritroviamo proprio a caratterizzare i buffoni di corte e personaggi giullareschi e che si ritrovano anche nel baccanale di Venezia, nell’incisione della Witt Library e in un altro baccanale, probabilmente altra attribuzione dell’artista, proposta su tavola, oggi in collezione Altomani. 

 

Adriano Bompadre Antichita' 
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